Per ricominciare...

Dopo molto tempo di assenza dalla rete, per diversi motivi personali e non, cerco di ricominciare a scrivere qualche post di astronomia, sperando di continuare in modo più costante. Non è facile, perché parlare/spiegare cose scientifiche è più complesso che esprimere opinioni personali. Bisogna cercare fonti attendibili, capire il significato delle cose e scriverle in modo appetibile...

Non so se ci sono riuscito o se in futuro ci riuscirò! Vedremo

A presto

Commenti

  1. beh contesto il fatto che esprimere opinioni personali sia facili :)

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  2. Certo, esprimere opinioni personali documentate, come fai nel tuo blog, non è facile e richiede tempo e fatica... Sai benissimo, però, che non intendevo dire questo ma piuttosto volevo dire che spiegare la scienza richiede una rielaborazione di concetti intrinsecamente complessi e poco in uso, che non è per nulla banale senza fare un uso eccessivo di concetti di fisica (ovvero la letteratura della natura) e di formule matematiche (ovvero la grammatica della lingua che parla la natura). Della lingua della natura spero di parlerne prossimamente in un post..

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  3. si si bello la lingua della natura! argomento affascinante. a proposito di linguaggio, c'e' un passaggio di "capire il potere" in cui chomsky parla del linguaggio, della relazione fra i valori morali e lingue. non per nulla è il maggior linguista dell'era moderna :)

    * *

    "Innanzitutto, dobbiamo ricordare che qualsiasi scienza può far luce solo su un numero ristretto di fenomeni. Quando ci si comincia a muovere verso questioni complicate, la conoscenza scientifica si riduce rapidamente. E se ci si addentra nel campo della natura umana, gli scienziati non hanno risposte da dare. In alcuni settori si può raggiungere una qualche conoscenza, e certi aspetti del linguaggio sono tra questi. Ma neppure il linguaggio da risposte ai veri problemi umani, non a un livello che possa avere conseguenze per la vita degli uomini. [...] Si comprese, correttamente, che uno dei criteri per identificare il possesso dell'intelligenza nell'accezione umana (ovvero distinta da quella di un animale o di un automa) è l'aspetto creativo del normale uso del linguaggio.
    Una parte essenziale delle argomentazioni di Cartesio per una chiara distinzione ontologica tra gli esseri umani e tutto quanto d'altro c'è al mondo consiste nel fatto che se si chiede a un essere umano qualcosa su un argomento nuovo usando espressioni che questo individuo non ha mai sentito, si otterrà una risposta coerente con quanto richiesto, e questo non a causa dello stato interiore dell'interpellato o di circostanze esterne, ma grazie a una sorta di capacità creativa della mente. [...] Nel linguaggio umano, invece, il prodotto non è predeterminato, è indeterminato ma anche appropriato alla situazione.
    Per Cartesio, era questo l'aspetto cruciale della mente umana. [...]"

    e poi:
    "Esiste per esempio uno schema di meccanismi fondamentali del linguaggio che sono in qualche modo tipici della nostra struttura biologica, valgono per qualsiasi lingua e consentono soltanto modifiche molto limitate, legate alle esperienze precoci dell'infanzia. Una volta fissate queste opzioni, il bambino possiede un sistema linguistico che gli permette di dire, capire e interpretare nuove espressioni mai sentite prima.
    Ebbene, sul piano qualitativo, il nostro sistema di giudizio morale funziona secondo le stesse modalità, quindi è concepibile che possieda anche una struttura simile. Ma ricordiamoci, ancora una volta, che queste sono ipotesi, non risposte.
    [...] No, perché prendiamo decisioni ben più complesse. Non sappiamo quali siano veramente i princìpi fondamentali del giudizio morale, ma abbiamo buoni motivi per credere che ci siano.
    E questo semplicemente perché riusciamo di fatto a esprimere giudizi morali coerenti, giudizi compresi e valutati dagli altri (a volte non condivisi, nel qual caso possiamo discutere), e possiamo farlo anche di fronte a situazioni che non abbiamo mai incontrato prima, affrontando problemi nuovi e così via. Quindi, a meno di non essere angeli, le strutture che svolgono queste funzioni si calano nell'organismo con le stesse modalità di altre più complesse, ovvero fanno parte di uno schema determinato geneticamente che viene modificato marginalmente nel corso, sembra, delle esperienze precoci dell'infanzia.
    Credo che il nostro sistema morale possa essere di questo tipo. [...] Nel caso del linguaggio, sappiamo che non ci sono molte variazioni e possiamo immaginare che lo stesso valga per i valori morali, per un motivo piuttosto elementare. Il nostro sistema morale sembra essere complesso e definito, con due soli fattori a determinarlo: uno è la nostra natura biologica prefissata, l'altro è l'esperienza individuale. Sappiamo che l'esperienza è estremamente limitata, non offre molte istruzioni. Diciamo che l'impasse è simile a quella in cui ci troviamo quando ci domandiamo: «Perché la pubertà inizia a una certa età?». Nessuno sa rispondere: è un argomento sconosciuto. Ma due soli fattori possono essere coinvolti nel meccanismo. Il primo è una qualche esperienza prepuberale che lo fa scattare: un effetto ambientale come la pressione dei coetanei, qualcuno che ti dice che potrebbe essere una buona idea. L'altro è la nostra struttura genetica che fa in modo che, date alcune condizioni e a un certo livello di maturazione, gli ormoni prendano il sopravvento e inizi la pubertà.
    Siccome non sappiamo nulla in proposito, tutti danno per scontata la seconda ipotesi. [...] l'ambiente non è sufficientemente caratterizzato né sufficientemente ricco per determinare cambiamenti così specifici. La stessa logica vale anche per tutto quanto riguarda la crescita e lo sviluppo. Ecco perché si ritiene - pur non potendolo dimostrare - che un embrione diventi un pollo, e non un essere umano, in base alla sua natura biologica e non in base al cibo che gli è stato somministrato: perché il nutrimento non possiede informazioni sufficienti a causare cambiamenti così specifici. Ebbene, sembra che il nostro sistema di giudizi e di valori morali segua la stessa logica.
    [...] Quindi, per tornare alla questione iniziale, non penso che possiamo ragionevolmente dubitare che i valori morali siano in effetti radicati nella nostra natura. [...]"

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