A cosa serve l'astronomia? [II]

QUESTIONI QUASI CO(S)MICHE - Il pensiero che ti "assilla" periodicamente, come astronomo, è l'utilità del tuo lavoro. Quando sei un dottorando e quando lavori presso un osservatorio ti chiedi spesso: "A cosa serve ciò che sto studiando?"

Come te, la domanda se la pongono tanti dei tuoi astro-amici e astro-colleghi, con i quali a volte ti confidi. Il problema più grande, però, è il mondo là fuori: i tuoi non-astro-amici, i parenti, i conoscenti e gli sconosciuti che una volta saputo il lavoro che fai o quello che hai studiato, dopo averti detto "Wow, che bello!", seguito spesso da un "Non ho capito nulla di quello che hai detto", prima o poi ti pongono la fatidica questione (quella di cui sopra), quella che ti salta in mente almeno una volta al mese soprattutto quando la tua ricerca non dà i frutti sperati.

Ovviamente, tu, una tua risposta ce l'hai, ma a loro non la dirai mai. La risposta interiore spesso è quel senso di inutilità rispetto a qualsiasi lavoro che nella nostra società abbia un ruolo "utile": il pompiere, il medico, lo spazzino, l'idraulico, l'ingegnere, il calciatore... a volte addirittura pensi che persino il concorrente del Grande Fratello o di Amici faccia una cosa più utile della tua.

Parole, parole, parole.

Però, ai non-astronomi dai risposte diverse, nelle quali cerchi di portare valide motivazioni affinché loro possano dire: "Dai, l'astronomia è utile". Forse, secondo me, è un modo per dirti ciò che ti piacerebbe davvero pensare nel profondo. Quindi, come prima cosa, ti butti a parlare dei nostri antenati e racconti di come usassero le stelle per scegliere il periodo per seminare e raccogliere: agricoltura e astronomia una volta erano estremamente legate. A questo punto passi a Galileo, padre della scienza moderna, e spieghi come grazie agli studi astronomici potè "formulare" il metodo scientifico i cui frutti sono evidenti a tutti, o perlomeno a te che sei uno scienziato. Se ciò non bastasse, e in genere è gravemente insufficiente per i più, parli di Keplero: delle sue leggi che regolano il moto dei pianeti e di come queste abbiano permesso all'uomo di mandare satelliti artificiali attorno alla Terra (dopo più di 300 anni dalla loro formulazione). Discuti quindi di tutte le nuove opportunità date da questi apparecchi volanti e citi come esempio il sistema GPS, visto che oramai senza navigatore non ci si muove più: o meglio, navi e aerei oggigiorno si spostano grazie a questo. Dopo aver stremato tutti, inizi a discutere di come alcune tecniche di elaborazione di immagini ai raggi X, usate in astronomia, abbiano permesso di ridurre le radiazioni X (che si sa, sono cancerogene) scagliate contro i pazienti durante l'omonimo tipo di diagnostica medica. "Evviva, qualcosa di davvero utile!" sussurra, in genere, qualcuno.

Ma non finisce qui, perché vuoi andare avanti e parlare dell'indotto nell'industria e nell'occupazione di quando si costruiscono grandi telescopi e nuovi satelliti, magari accenni a quando negli anni 70 gli unici a usare e sviluppare i CCD erano gli astronomi, mentre ora quasi tutte le fotocamere digitali funzionano grazie a questi dispositivi. Però non sei ancora contento, o forse gliela vuoi far pagare per la domanda che ti hanno fatto. Decidi quindi di far vedere che l'astronomia è utile anche su un tema di attualità: per esempio, per le energie alternative; allora accenni a come lo sviluppo di alcune tecnologie per modellare gli specchi dei telescopi durante le osservazioni, possano servire a costruire pannelli più efficaci nella raccolta di luce nelle centrali ad energia solare.

Nonostante tutto ciò, a volte, le tue fatiche sembrano vane, perché spesso ti trovi di fronte persone che non ne vogliono sapere mezza di tutte queste baggianate. Loro vogliono sapere se l'astronomia li salverà da qualcosa di male, di brutto. In fondo, come dar loro torto quando anche tu nel profondo pensi che la cosa veramente utile sia ciò che ti rende immortale! Beh, a questo punto sfoderi l'arma delle catastrofi: quindi parli di brillamenti solari e back-out elettrici che metterebbero in ginocchio economicamente intere regioni e di come gli astronomi riescano a prevedere questi fenomeni; oppure ti diletti a parlare di asteroidi/comete e tutti i pericoli da essi derivati in caso di caduta sulla Terra, di come studiarli ed evitare che milioni di persone muoiano, se non addirittura che l'intera umanità si estingua. A questo punto ti senti un po' come Bruce Willis: loro sono contenti del tuo lavoro e tu pure.

"Sono solo canzonette..."

Alla fine viene da dire: "Ma queste non sono tutte chiacchiere e stupidate?"
"Sì!" Forse, non conviene nemmeno perdere tempo a trovare l'utilità delle cose. L'utile non esiste nel mondo fisico: è solo uno dei tanti frutti del nostro cervello e per lo più è un qualcosa che va molto di moda, oggi, da noi occidentali. L'utile è il mezzo attraverso il quale l'uomo distingue ciò che gli permette di trarre giovamento, dal resto; è ciò che serve a soddisfazione un suo bisogno! Ognuno di noi si avvantaggia e trova vantaggio da cose diverse, spesso opposte, limitate e limitanti; per questo l'utile non può essere assoluto (ovviamente non sto parlando di bisogni primari).

Quindi potremmo concludere semplicemente che una cosa è utile quando essa ci dà una grande emozione. Così facendo, l'utile non sarà più uno degli dei del Pantheon moderno, ma diventerà qualcosa che risiede in ognuno di noi: diversificandoci nei dettagli ma accomunandoci nella forma del pensiero. Se così fosse, per te utile potrebbe essere il calcio, un animale, una macchina, un gioiello o quello che vuoi. Per altri, come me, il cielo!

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(Modificata dopo un suggerimento di ventopiumoso)

Commenti

  1. ti sei dimenticato i CCD! :)

    a me ora non lo chiedono più. io sono diventato direttamente un peso per la società. che poi penso: essere un rifiuto per una società basata su un modello che si sa essere deleterio per il pianeta ma, soprattutto, che si disprezza, è un male così grande?

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  2. Però dire di essere un peso, un rifiuto è usare le stesse logiche aberranti dell'utilitarismo sociale. L'utilitarismo non è solo sbagliato perché crea discriminazione e ingiustizie ma anche perché mina nel profondo la concezione cha abbiamo del mondo e ci fa credere che tutto ciò che deve sopravvivere è solo ciò che è utile. È una visione cieca del mondo, una visione aberrante che non porta a comprendere che il mondo è più complesso. Una visione che non lascia spazio al tanto che ci circonda e alla miriade di legami, per lo più sconosciuti che lo supportano. Questo, a me fa paura!

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  3. Sono d'accordo con te, eh!?
    Se la società è utilitarista, e per di più l'utile è quello del più forte, sì, hai ragione ad essere spaventato :)
    Anche l'(iper)tecnicismo è un aspetto dell'utilitarismo (mercatista) e di un concetto di progresso (e civiltà, e quant'altro) alquanto deviante.

    Io sono inutile. Gli astronomi sono inutili. I poeti sono inutili. I filosofi sono inutili. I disoccupati sono inutili. Gli anziani sono inutili. I malati sono inutili.

    Insomma non fanno fare schei ai magnaschei, come li chiama Balasso.
    Quindi sono (loro, io) inutili.

    E se non produci/trovimpiego/guarisci è SOLO colpa tua. Questo è il mantra (del diomercato, figlio diretto e prediletto dell'utilitarismo).
    Amen.

    Il deviato sono io, ché devio rispetto la norma. La percezione degli altri, ben inseriti nel contesto sociale, è questa. Non si scappa.

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  4. L'astronomia è scienza e come tale va rispettata e finanziata. Conoscere il cosmo un giorno potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro dell'umanità intera. Ben diversa è invece la questione delle missioni spaziali con equipaggio umano. Si spendono somme enormi di denaro per inviare uomini nello spazio, ben sapendo che quello non sarà mai un ambiente ospitale per la nostra specie, mentre milioni di persone muoiono per fame e malattie curabili sul nostro pianeta....

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