Le parole che fanno paura

Primo pomeriggio in una libreria del centro di Bologna.
Un signore si avvicina alla commessa per chiedere informazioni:  "Sto cercando un altro libro, semplice, di astronomia".
La commessa rovista tre i libri del settore 'scienze' e porgendogliene uno, risponde: "Questo libro potrebbe fare al caso suo!"
Il libro è '50 grandi idee, Universo'. Un libro che illustra in modo davvero semplice e schematico alcuni concetti di astronomia, partendo dalle "basi".
Il signore prende in mano il libro, lo sfoglia un attimo e poi esclama: "No, questo no. È troppo difficile. Lo si capisce da sta parola: pa... par... parallasse!"
La commessa riprende il libro, lo rimette al suo posto e si dispiace.
Lui, con la moglie, si allontana dirigendosi verso la cassa, tenendo tra le mani due libri: "L'Universo in un guscio di noce" di S. Hawking e "Il libro degli Universi" di J. Barrow.

Che dire! Per quanto questi due libri contengano concetti affascinanti, gli stessi autori (due guru dell'astrofisica) ammettono spesso di non conoscere e comprendere il significato più profondo di molti argomenti. Idee meravigliose sull'origine e il futuro dell'universo, sui buchi neri e i tunnel spazio-temporali fanno viaggiare la mente verso mondi lontani, inesplorati quasi impossibili, ma difficili da capire nel loro significato più vero, tanto più se non si conosce la fisica e la matematica che ci sta dietro.

La povera parallasse, invece, ha un brutto nome ma è semplice.
Fate questo piccolo esperimento. Mettete un dito davanti ai vostri occhi, a venti centimetri di distanza dal naso e apriteli e chiudeteli alternativamente. Vedrete che il dito appare muoversi rispetto gli oggetti più distanti. Questo spostamento apparente, misurato in gradi [di angolo], è chiamato parallasse.

Complichiamo un pochino il nostro esperimento. Oltre al dito posto a venti centimetri dal naso, mettetene un altro a quaranta e chiudete, uno alla volta, gli occhi. Cosa succede? Succede che il dito più lontano appare muoversi meno di quello più vicino. Quanto meno si muoverà apparentemente l'oggetto, spostando il nostro punto di vista, tanto più sarà lontano da noi.

Gli astronomi usano questa tecnica per misurare la distanza degli oggetti del cielo: una stella vicina alla Terra apparirà spostarsi di più rispetto ad una lontana, quando vengono osservate entrambe da due posizioni diverse dell'orbita terrestre. Questi sono solo discorsi qualitativi, per passare a quantificare il discorso dovremmo utilizzare le formule che stanno alla base del concetto di parallasse così da poter misurare le distanze delle stelle... un primo passo importante per comprendere l'Universo.

Se c'è una cosa che ho imparato dall'astronomia è quella di non avere paura delle parole difficili ma temere quelle più affascinanti.

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